La perla turchese delle Dolomiti, il Lago di Sorapis
Una gemma turchese ? incastonata tra le imponenti cime delle Dolomiti nel Parco Naturale di Cortina d’Ampezzo.
Non è grande, ma è intenso, questo si.
Partendo da Passo Tre Croci una camminata piuttosto lunga e impegnativa tra boschi, rocce e passaggi a strapiombo vi condurrà a vedere questo spettacolo. O meglio, le vostre gambette e il vostro cuore convinto vi faranno arrivare qui, per poi assorbire tutto il turchese che c’è.
Non credete a chi vi dice che ci si arriva in due ore… A meno che non siate cavallette alpiniste esperte di montagna, prendetevi del tempo, circa tre di andata se scattate qualche foto, un pò meno per il ritorno.
È faticoso? Si!
Ma come dico sempre io… ne vale la pena. Farete un buon allenamento gambeglutei ?
E poi, voglio dire… Chi si annoia qui?
?
Mettiti comodo che esploriamo insieme questo luogo magico, ho fatto un pò di foto! ??
Le previsioni dicono sole. Approfittando di una giornata improvvisa di ferie, in quattro e quattr’otto organizziamo questa spedizione che, sono sincera, era nei miei pensieri da molto tempo! Poi la bellezza di avere un camper… seppur vecchiotto ma ancora pimpante e in forma, è davvero il modo ideale per visitare i luoghi. Siamo partiti il lunedì pomeriggio, abbiamo fatto la strada con la luce del sole ancora forte e calda, abbiamo attraversato i paesini del Cadore per piazzarci la sera proprio di fronte all’ingresso del sentiero, in modo da essere prontissimi al risveglio del giorno dopo.
Ci svegliamo con tiepidi raggi di luce che filtrano dalle finestrelle del camper, la notte si è dormito benissimo, al fresco sotto la copertina, contrariamente agli ultimi giorni di viaggio in giro per l’Italia con un caldo afoso, specie nelle ore notturne.
E siamo già qui! Pronti, prontissimi, davanti a noi la stradina vuota che ci aspetta, laviamo la faccia, infiliamo vestiti e scarponi, lo zaino in spalla con l’entusiasmo e la carica di scoprire finalmente questo gioiellino tutto sbriluccicoso.
C’è un silenzio che stordisce, che avvolge i monti, che illumina il cielo…
Non ci vivrei di certo per sempre, ma la montagna sa davvero regalare attimi di pace infinita.
Ci sono diverse vie per raggiungere il lago, più o meno rapide ma anche ripide; il sentiero che ho fatto io, e che risulta essere quello più convenzionale in pratica, parte dal Passo Tre Croci (1805 mt), valico alpino delle Dolomiti bellunesi che mette in contatto Cortina d’Ampezzo con Misurina e Auronzo di Cadore. Appena ci si incammina per il sentiero sembra una semplice passeggiata attraverso il bosco sullo sfondo eccezionale del Monte Cristallo che spicca imponente sul fondale azzurro del cielo ma non tarderanno ad arrivare i primi tratti rocciosi, i passaggi ripidi e più impegnativi, alcuni dei quali sono attrezzati con corda d’acciaio oltre che da gradini di metallo, tutto sempre in salita. Abbastanza in salita! La segnaletica devo ammettere che non sempre è proprio lampante e ben visibile; specialmente nel primo tratto ci sono due punti in cui è facile intraprendere la via sbagliata per cui consiglio di osservare attentamente gli alberi, cercando il “distintivo” del sentiero 215.
Tutta la camminata offre scorci incantevoli: sarà la giornata luminosa, sarà il verde ancora acceso che si accompagna con l’azzurro splendente, ma c’è un’energia pazzesca a salire quassù, nonostante la fatica e il fiatone. Confesso però… Le sensazioni che trascrivo ora sono dovute anche a un cammino fatto di primissimo mattino, con poca gente intorno, il sentiero libero, abbiamo incrociato al massino una decina di persone in tutto, mattiniere come noi, quindi condizioni assolutamente favorevoli e tranquille, ma non posso dire altrettanto del momento del ritorno. Un via vai incredibile di gente, gente con i cani al guinzaglio, gente con bambini, gente anziana che non ce la faceva più a camminare quando la strada era ancora lunga… Per questo sottolineo l’importanza di conoscere e informarsi bene sul percorso da fare, sull’intensità, sull’abbigliamento da tenere, onde evitare allarmismi in corso d’opera e rischiare addirittura di non raggiungere la meta.
Io dico chiaramente di non lasciarsi intimorire dall’altezza, dai tratti scoscesi, dalle rocce maestose dove scorre l’acqua che zampilla in goccioline sulla testa, dai sudori e magari dalle vertigini. Si deve arrivare a quota 1923 metri per un totale di percorso di circa 5 km e mezzo (x2 poi tra andata e ritorno) quindi si può fare tutto ma con un pò di impegno! Per godere a pieno di questa escursione poi, consiglio sicuramente una bella giornata, preferibilmente non nei fine settimana e non in periodi feriali di punta, per poi sfruttare le prime ore del mattino. Una levataccia farà perdere qualche ora di sonno, ma ne varrà assolutamente la pena ?
Finalmente, quando incontrerai il cartello di legno con le varie direzioni, sarai giunto in prossimità del lago. Se si prosegue dritti in pochi minuti lo si vede in tutto il suo splendore, girando a sinistra invece, in una manciata di minuti e l’ultima salita, di fronte a te il Rifugio Vandelli costruito nel 1890 e collocato al centro del grandioso anfiteatro sul versante nord del Sorapis, in una posizione quasi a strapiombo sulle montagne. Da qui si ammirano, verso nord, le Tre Cime di Lavaredo, Misurina e il suo lago e la gemma turchese del Sorapis con la sua vetta più pronunciata: il Dito di Dio.
Eccolo qui, lo spuntone più alto del monte Sorapiss, (2.603 mt) detto anche “il dito di Dio” per la particolare forma che sale verso l’alto e che sembra osservare e proteggere tutta la valle con la sua autorevole grandezza. Si riflette con precisione sulle acque dal colore pazzesco e quasi surreale del lago, un turchese intenso che è dovuto alle polveri di roccia trasportate e ai minerali disciolti nell’acqua, la stessa che dal ghiacciaio genera il bacino del lago.
Un colore che non è mai esattamente lo stesso e che cambia intensità a seconda della quantità di neve caduta in inverno.
Un pantone color Sorapis Lake ?
Ora… Potrei fare un catalogo con tutte le foto bellissime che ho fatto… Ma credo di averti dato già così una panoramica di questo luogo spettacolare. Non c’è bisogno di usare filtri per ritoccare il colore dell’acqua, è semplicemente così, una pozza turchina scavata nella roccia. Un lago senza emissari, le acque raggiungono per via sotterranea la grande soglia rocciosa del ripiano glaciale, uscendo nella cascata “el Piss”. Ecco perché il nome Sorapis o Sorapiss come spesso si trova con due esse, “Sora el Piss”, ovvero sopra la cascata del Piss. Il termine Píš, da leggere pisc, deriva dal dialetto “pisciare”, urinare, che magari non appare molto poetico e carino ma rappresenta bene il paragone con l’acqua ? (dal Web).
Il lago è percorribile in tutta la sua circonferenza, pian piano puoi girarlo tutto intorno a parte l’ultimissimo pezzetto in cui puoi scegliere se fare un pò di free climbing sulla parete rocciosa ? oppure prendere il giro più largo (e più sicuro!) salendo verso l’alto per cercare il sentiero, cosa che comunque consiglio di fare per poter osservare il lago da una prospettiva diversa. Allontanandoti lo vedrai meglio, accerchiato dalla catena montuosa e da tutta la vegetazione. Le coste del lago poi sono ideali per riposare, gustare un panino e per prendere un po’ di sole, ma non si può fare il bagno, giustamente, per preservane la limpidezza. Importantissimo: raccogliere sempre e portarsi via i propri rifiuti!
Mi sembra il minimo, un gesto di educazione e rispetto che vale sempre, in tutto il pianeta.
Abbraccerai la via del ritorno con il cuore gonfio di bellezza.
Vi saluto con un’immagine che spero possa trasmettervi tutta la poesia del lago color Tiffany.
Raro, ammaliante seducente turchese di un turchino senza eguali.
Perché si, io sono quella sportiva che va in giro con gli scarponi ma nello zaino porta sempre un vestito rosso svolazzante.
Non si sa mai, nella vita, voglio dire…
??
A presto!
Sonia